Va così. Settimane di pura stasi emotiva che trascorrono senza stravolgimenti, prive di perchè, di se e di ma, in mancanza di una necessaria distinzione tra il vivere e il mero respirare, settimane intere in cui non sei abbastanza forte da cambiare qualcosa, e poi boom: il Giorno. Quello in cui fatichi a starti dietro. Da un lato ritrovi il sapore della tua vita, vita che dunque c'è ancora, dall'altro sei costretta a darne un giudizio, della serie "hai predicato tanto che accadesse qualcosa, ora sei soddisfatta?" Ieri quello che mi sono sentita di rispondere è stato: no, assolutamente no. In tutto il vocabolario italiano "soddisfatta" era l'aggettivo meno indicato per accompagnare il mio (ridicolo) tentativo di agire. Ma neanche "delusa" sarebbe andato bene: in fondo, credo che in alcuni casi si debba rinunciare al contentino finale, rassegnarsi a godere a metà, perchè è giusto così. Ed io lo riconosco. Lo so. L'ho imparato. Parlo per enigmi, ma sento che è meglio mantenere una certa vaghezza quando vi racconto della mia vita; voi però potete sempre immaginare e sono certa che sarebbero in diversi a colpire il bersaglio. Intanto vi basti sapere che la tazza di Bart Simpson era un regalo di compleanno e che adesso è nelle mani di chi volevo che fosse, sperando che possa avere una qualche utilità - non era un regalo serio, ma può diventarlo!
A presto, Lettori.

ps. ho creato un guestbook - non è una cosa seria, ma può diventarlo!